Giocando al Dreamland Golf Club di Baku, tra architettura e arte

In compagnia dei miei amici, con un volo di circa ventiquattro ore, Nizza/Roma – Roma/Baku, raggiungiamo la capitale dell’Afghanistan, per andare a giocare al Dreamland Golf Club; un campo pluripremiato che presenta una eccezionalità, ossia la presenza di acqua in diverse buche. Il campo offre numerose sfide per un gioco impegnativo e divertente ed ha, al suo interno, un’accademia di golf; un luogo perfetto per migliorare il proprio livello di gioco.
È un progetto ideato da Dye Design, per offrire un’esperienza di qualità, in una atmosfera caucasica ispirata al mediterraneo, in cui la Club House esprime un ambiente raffinato e ospitale, affiancata dall’ampia terrazza con una vista infinita sulla buca 18 del campo da golf. Un luogo perfetto dopo una giornata dedicata al gioco, per cenare tra il tramonto e la notte, nell’ampio paesaggio dei fairway, tra getti d’acqua e luci, gestito egregiamente dalla IMG, leader mondiale nella progettazione, sviluppo, marketing e gestione dei grandi campi da golf.
L’occasione di giocare a golf e vivere insieme un fine settimana a Baku, ci permette di vedere e visitare l’Heydar Aliyev Center, ideato e progettato dall’architetto Zaha Hadid. Un museo d’arte contemporanea che, con la sua architettura e i suoi programmi culturali, si allontana dai legami storici di Baku, esprimendo la sensibilità contemporanea della nuova cultura azera, guardando al futuro e all’occidente. L’architettura ideata ha una forte relazione formale con le linee del campo da golf; una somma di linee continue e fluide tra interno ed esterno.
La piazza antistante che collega il museo a Baku è definita da una sequenza di spazi all’aperto dedicati a eventi della cultura collettiva azera, sia contemporanea sia tradizionale. Le continue ondulazioni architettoniche, pieghe e inflessioni, hanno trasformato una grande area, per proporzione simile all’area del campo da golf, in un paesaggio architettonico nuovo, capace di svolgere diverse funzioni, orientando i visitatori nei diversi livelli degli spazi esterni e interni. Sintesi di un’architettura contemporanea fluida, inserita nella storia dell’architettura tradizionale.
Dentro e fuori dal museo è possibile vedere un’installazione cinetica di Daniel Vurtzel che domina il piano terra, l’Air Fountain e, a poca distanza, un’opera di Anish Kapoor, Parabolik Twist, oltre alle opere d’arte di Faig Ahmed, Kojo Marfo, Yue Minjun e Gianfranco Maggiato.
Inoltre è interessante visitare lo Yarat Contemporary Art Space, un ex cantiere navale trasformato in un luogo per le arti visive, in cui è possibile vedere l’Unobserval Dreams, una rassegna di videoarte, tra cui spiccano Voice of Silence di Farah Alakbarli e i vasi di pietra arenaria scolpiti da Aidan Salakhova, in cui, ogni vaso racconta una storia, attraverso una voce che fuoriesce dalla cavità.
Nell’adiacente Museum of Azerbagian Painting of XX-XXI Centuries è possibile vedere Monument to Freedom di Farah Alakbarli, accostato ad opere di artisti della nuova generazione come il Self-Portrait di Adil Yusif; Alphabet A to Z di Elturan Mammadov, e Beliefs di Leyla Gabulova, in cui è percepibile l’aspetto della complessa identità linguistica azerbagiana; un’opera allegorica che ci parla in un linguaggio visivo internazionale.