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Come diventare un golfista professionista, da dilettante ad atleta professionista

  • Maggio 9, 2024
  • 9 min read
Come diventare un golfista professionista, da dilettante ad atleta professionista

La pratica del golf può diventare una professione. Passare da dilettante ad atleta professionista richiede un percorso non facile ma non impossibile. Lo status di golfista professionista permette che un golfista possa accettare denaro per le proprie vittorie, firmare accordi di sponsorizzazione e fondamentalmente guadagnarsi da vivere giocando a golf. Come dilettante, invece, un golfista non può accettare soldi per le sue vincite. Per questo motivo, le gare organizzate per dilettanti concedono altri tipi di premi come viaggi, regali o attrezzatura sportiva.

Il golfista professionista è un atleta che ha come unico compito quello di migliorare il proprio gioco per poi viaggiare per il mondo giocando a golf altamente competitivo come fonte di reddito. Occasionalmente, quando è in attesa di partecipare a una competizione, può fare anche altri lavori, come per esempio dare lezioni. È in genere un lavoratore autonomo.

Il percorso per diventare un golfista professionista inizia di solito a circa 7 o 8 anni (livello Junior). Cominciare a giocare da piccoli crea un enorme vantaggio perché gran parte del golf è costruito sulla memoria muscolare e sulle buone abitudini. Iniziare da piccoli, consente ai ragazzi di sperimentare liberamente e in modo naturale i diversi movimenti e approcci. Oltre al tempo necessario per creare buone abitudini di swing, iniziare da piccoli offre anche l’opportunità di giocare in tornei junior dove si gioca per divertimento e, se si è bravo, si comincia a crearsi un nome e una reputazione senza la pressione del denaro. Questi tornei di golf preparano i ragazzi per la strada competitiva che poi comincia nei tornei al liceo e all’università. Il passaggio alla scuola superiore indica anche l’inizio dell’adolescenza e della crescita. È in questo momento della loro vita dove i golfisti iniziano davvero a diventare competitivi e a scoprire come si trovano rispetto a rivali diretti. È stato durante la loro adolescenza che professionisti come Scottie  Scheffler, Tiger Woods e Rickie Fowler, hanno dimostrato le loro capacità.

Oggi in Italia abbiamo giovane promesse come Giovanni Binaghi, 17 anni, che sta costruendo un’eccellente carriera negli Stati Uniti con una vittoria importantissima nella tredicesima edizione del Junior Invitational al Sage Valley Golf Club, uno dei più importanti tornei giovanili al mondo.  Poter partecipare a eventi amatoriali come l’USGA Amateur Championship e l’USGA Amateur Public Links Championship, concede di mettersi alla prova e farsi notare da potenziali sponsor in un ambiente internazionale. Il golf ha molto a che fare con la reputazione e la vittoria. Durante il periodo universitario, molte università americane come Stanford, UC Berkeley, University of Texas e Florida State offrono l’opportunità di giocare, di avere coaching e di allenarsi in ottime strutture, vivendo in un ambiente di grande competizione. Queste università offrono borse di studio per studenti che si siano distaccati negli eventi amatoriali organizzati dalla PGA nei rispettivi paesi.

Alcuni alunni degni di nota in queste università sono:

Stanford: Tiger Woods, Zach Johnson e Maverick McNealy

UC Berkeley: Colin Morikawa e Max Homa

University of Texas: Scottie Scheffler, Jordan Spieth e Tom Kite

Florida State: Brooks Koepka e Daniel Berger

Finita l’università, la strada per diventare golfisti professionisti ha bisogno di soldi perché il processo richiede il trasferimento negli USA e viaggi pesanti. Per iniziare, bisogna iscriversi all’associazione di golfisti locale approvata dall’USGA più vicina, registrare l’handicap e partecipare a tornei amatoriali locali. Questi di solito costano tra 85 e 200 dollari e sono un ottimo modo per costruire la propria reputazione, migliorare l’handicap e aumentare la propria fiducia. Una cosa importante da ricordare è che si deve mantenere uno status amatoriale per poter competere in qualsiasi evento AM. Frequentare la Q School della PGA (Qualifying School) è un modo per garantirsi un posto nel Korn Ferry Tournament (KFT). Anche se la partecipazione sia costosa (pre-qualifica: 5,500.00 dollari; 1ª tappa: 5,000.0 dollari; 2ª tappa: 4,500.00 dollari), i pagamenti garantiscono la partecipazione agli eventi Q School fino all’evento finale. Tali quote però non includono viaggi, alloggi e caddie. Dopo la Q School, il KFT è l’apice della competizione al di fuori dei PGA Tour veri e propri. È qui che si trova la prossima generazione di golfisti in lizza per un posto nel grande spettacolo. Il KFT, organizzato dalla PGA degli Stati Uniti, è organizzato per golfisti professionisti che non abbiano raggiunto ancora il PGA Tour o che l’abbiano fatto ma poi abbiano perso il diritto a partecipare per non avere abbastanza punti FedEx Cup. Il KFT è anche il primo passo per diventare un professionista perché vengono concesse borse di merito che permettono di mantenersi mentre si prepara e si partecipa al torneo. Ciò significa che da questo momento si sta giocando sia per un posto al livello successivo nel PGA Tour sia per il proprio mantenimento. Le borse concedono 600k dollari, e sono divise tra il vincitore del KFT e gli altri che fanno il taglio. Dal KFT, un giocatore può guadagnare automaticamente una promozione al PGA Tour con tre vittorie nei tornei.

Per quanto riguarda la sponsorizzazione, un dilettante può ricevere sponsorizzazioni di qualsiasi tipo ma non soldi. Questo significa che Callaway o TaylorMade non possono pagare il giocatore dilettante per indossare il loro cappello o usare la loro attrezzatura ma possono offrirgli i loro prodotti e la loro attrezzatura gratuitamente. Non è semplice però farsi sponsorizzare da dilettante. C’è bisogno di costruirsi una reputazione, costruirsi un marchio e vincere nei tornei amatoriali. Se si riesce, è possibile farsi notare e con la sponsorizzazione farsi aiutare a coprire alcune delle spese per cercare di diventare atleta professionista. Costruire una buona reputazione e vincere sono in genere sinonimi perché di chi vince, si parla. Tuttavia, essere una brava persona e avere un buon atteggiamento è anche fondamentale per interagire e crearsi un’immagine pubblica positiva. Costruire un marchio sembra un compito arduo ma, con i social media, chiunque può farlo. Documentare gli allenamenti, la partecipazione alle gare e i propri risultati, aiuterà a farsi notare. Se si riesce ci sarà più possibilità di avere sponsorizzazioni. Una volta diventati golfisti professionisti, i golfisti in tour sembrano cartelloni pubblicitari ambulanti per aziende. Alcuni, come Tiger Woods, lanciano le proprie linee di prodotti che promozionano personalmente durante le gare.  La cosa più interessante sono i guadagni che hanno per promozionare un prodotto. Per esempio, nel 2019, Phil Mickelson ha avuto una stagione molto povera per quanto riguarda le vittorie nei tornei, intascando soltanto 2 milioni di dollari ma ha guadagnato 40 milioni di dollari dagli accordi di sponsorizzazione che aveva in atto. Le aziende colgono al volo l’opportunità di avere il loro logo sulla sua maglietta, cappello o borsa perché la sua immagine pubblica è fantastica davanti alla telecamera e sui social media e perché è una leggenda del golf. Lui rappresenta tutti i requisiti per uno sponsor: Sii bravo, abbi un marchio, vinci e sii una brava persona. Il sogno di un dilettante che vuole diventare golfista professionista è poter guadagnarsi la card del Tour che dà il diritto a partecipare al PGA Tour e/o alle competizioni della LIV e rimanerci. C’è chi ci arriva al primo tentativo, altri però si fermano al KFT. Il PGA Tour è l’apice del golf agonistico, questo è il posto in cui tutti vogliono essere. Il tour consiste in circa 54 tornei a stagione e, di solito, i giocatori competono in 25-35 di essi. Dei 54, ci sono 4 Major, che sono US Open, Masters, British Open e PGA Championship. La PGA ha una corsa a punti che porta a un playoff alla fine della stagione per il Tour Championship. Per partecipare a questo torneo, devi far parte del gruppo di 125 uomini. Sfortunatamente per i golfisti rimasti fuori dal campo di 125 persone, perdono la loro card del tour e devono cercare di recuperarla. Il Tour PGA Europe è un passo indietro al PGA Tour, ma è un ottimo terreno fertile per comporre il proprio gioco.

Chi ha intenzione di fare il salto da dilettante a professionista deve:

  • Trovare un campo da golf o un club locale che abbia delle sfide (ad es. green difficili da leggere, tagli unici di rough fuori dal fairway, layout) e che sia un posto dove ci si sente al proprio agio. Questo è un ottimo modo per uscire e giocare a golf regolarmente.
  • Fare lezioni con un istruttore di golf. Avere un allenatore aiuta sia mentalmente sia fisicamente.
  • Procurarsi delle buone mazze da golf.

Sia per chi decide di restare in Italia sia per chi decide di provare il percorso negli Stati Uniti o in altri paesi, le modalità che permettono di fare il salto da dilettante a professionista sono:

  • Guadagnarsi il diritto di giocare come professionista e entrare nella categoria di atleta professionista tramite le Qualifying School di almeno un circuito riconosciuto dalla Federazione Italiana Golf. I circuiti riconosciuti sono: European Tour, PGA Tour, Asian Tour, Sunshine Tour, Challenge Tour, Korn Ferry Tour, Alps Tour, PGA tour Canada/Latino America/China, ProGolfTour, Ecco Tour, Europro Tour, Mena Tour.
  • Tramite la Scuola Nazionale di Golf, superare i quattro giri di qualifica e diventare maestro. I giri vengono disputati una volta all’anno al Golf Nazionale. Per poter partecipare a questa competizione bisogna prendere parte ad un “pre-corso” dove verrà fatta una selezione iniziale tenendo conto dell’handicap e del percorso amatoriale per poi avere un’iniziale formazione tecnica sui concetti che stanno alla base dell’insegnamento del golf.
  • Meriti sportivi. La Federazione Italiana di Golf, in base ai risultati conseguiti durante la carriera dilettantistica, può riconoscere al giocatore lo stato di professionista anche se non soddisfa nessuno dei due punti sopraelencati.

Esiste una quarta modalità, non consigliabile ma possibile, che è quella di auto dichiararsi professionisti. Nessuno vieta ad un giocatore di iscriversi in qualità di professionista ad una competizione internazionale, anche se disputata in Italia, e percepire un eventuale guadagno. L’unico problema è che per l’Italia, quel giocatore non viene riconosciuto come professionista, non avrebbe occasioni di gioco perché sprovvisto di categoria e non potrebbe giocare delle pro-am.

Non esiste il momento perfetto per provare a buttarsi nella carriera del golfista. Conviene, per almeno un anno osservare i propri risultati nei tornei disputati e se si sono raggiunti primi posti nelle competizioni magari è il momento di provare a iniziare una carriera come atleta professionista del golf. Non basta essere un buon giocatore per essere un buon professionista. È importante avere una squadra solida che dia supporto, una buona base economica, avere un grande equilibrio mentale e una vita stabile. Sia la scelta di studiare in America con una borsa di studio, sia restare in Italia e partecipare a delle gare dell’Alps Tour, sono due modalità che permettono di avere un feedback e confrontarsi con la realtà. Diventare golfista professionista è un percorso lungo e tortuoso e si potrebbe non arrivarci mai, ma se si riesce, è una delle carriere più redditizie, lunghe e divertenti che si possa intraprendere nel mondo dello sport.

 

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